Claudia Gianiorio

Claudia Gianiorio

Capo pezzo della tradizionale infiorata di Genzano di Roma

Capo pezzo della tradizionale infiorata di Genzano di Roma

Claudia Gianiorio, responsabile dermocosmetica, è il Capo pezzo della tradizionale infiorata di Genzano di Roma da circa 5 anni.

L’infiorata di Genzano è una manifestazione che si svolge nella cittadina di Genzano di Roma, caratterizzata dall’allestimento di un tappeto floreale lungo il percorso della processione religiosa in occasione della festività del Corpus Domini.

La festa risale al XVIII secolo, allorché venne allestito un tappeto floreale lungo la via Sforza (ora Via Bruno Buozzi) di Genzano. In precedenza, a Genzano, e verosimilmente in altre località dei Castelli Romani, esisteva da tempo imprecisato la consuetudine di preparare tappeti di fiori in occasione della festa del Corpus Domini.

La tradizione era nata a Roma nella prima metà del XVII secolo ed era stata adottata nelle località dei Colli Albani probabilmente per gli stretti legami di questo territorio con Gian Lorenzo Bernini, il principale artefice di feste barocche.

Si ritiene, infatti, che la tradizione di creare quadri per mezzo di fiori fosse nata nella basilica vaticana ad opera di Benedetto Drei, responsabile della Floreria vaticana, e di suo figlio Pietro, i quali avevano usato “fiori frondati e minuzzati ad emulazione dell’opere del mosaico” il 29 giugno 1625, festa dei santi Pietro e Paolo, patroni di Roma.

«L’infiorata si fa per l’Ascensione, e serve alla processione che gira le principali vie del paese. Consiste in un suolo di fiori che copre totalmente il terreno sulla salita che dalla piazza conduce alla chiesa. Alcuni giorni innanzi la festa, le donne e ragazze del paese vanno per prati, per boschi e per giardini, e li spogliano di fiori, che portano a casa a fastelli.

Poi sfogliano questi fiori uno ad uno, ed ammucchiano le foglie dello stesso colore, onde compongono alla fine una specie di tavolozza piena di tinte diverse.

Ogni casa che fronteggi la strada, s’incarica di coprire lo spazio che le sta dinnanzi, ed eseguisce un disegno diverso. Chi fa un ornato, chi un fregio, chi l’arme del duca Sforza, antico signore del paese, chi la propria, se l’ha, chi quella del vescovo o del Papa e via via.

Con una lunga funicella logora e quindi flessibile, che si mette in terra a norma del disegno, si fissa prima il contorno che poi s’empie di foglie de’ varii colori.

L’insieme riesce vivacissimo; e visto dal piede della salita si mostra come un tappeto magnifico, che rincresce di veder poi guastato da’ piedi della processione.»

(Massimo d’Azeglio,I Miei ricordi)

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Venerdì 27 settembre 2019
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