Questo panel è dedicato alla genesi del riconoscimento IVREA città industriale del XX secolo patrimonio UNESCO, su come e perché si differenzia da altri siti analoghi presenti nella Lista del Patrimonio Mondiale, sulla modernità del pensiero di Adriano Olivetti e come tutto questo potrà – se potrà – generare valore per il territorio, anche in chiave di economia del turismo.
Per Ivrea il Capo di Gabinetto del Comune di Ivrea e Coordinatore del Sito Patrimonio Mondiale “Ivrea, città industriale del XX secolo” Renato Lavarini.
Ivrea Città industriale del XX secolo
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Per Regione Piemonte, Paola Casagrande il Direttore della Direzione Generale Cultura, Sport e Turismo, lei illustrerà le caratteristiche e i programmi del Sistema Regionale Distretto UNESCO, di cui, tra l’altro, IVREA città industriale del XX secolo patrimonio UNESCO è una recente acquisizione.
Il Piemonte UNESCO
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Per il Focal Point nazionale per la Convenzione del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO al MiBACT, la responsabile Adele Cesi.
La città industriale di Ivrea rappresenta il manifesto delle politiche del Movimento Comunità, fondato a Ivrea nel 1947 e ispirato alle riflessioni di Adriano Olivetti su un ipotetico nuovo ordinamento politico e amministrativo basato sulla Comunità e su un modello economico caratterizzato da una visione collettiva delle relazioni tra lavoratori e imprese.
La proposta di Olivetti si distingue nel panorama delle proposte comunitarie del XX secolo per l’eterogeneità dei riferimenti culturali alla base dell’idea di comunità, e per il ruolo assunto dalla fabbrica, a cui è affidato il compito di motore di ricchezza e fulcro delle relazioni sociali.
La proposta si concretizzò grazie ai mezzi messi a disposizione dalla Olivetti e la città diventò il laboratorio sperimentale delle teorie e del dibattito urbanistico del XX secolo.
Ivrea città industriale del XX secolo si differenzia da altri siti analoghi presenti nella Lista del Patrimonio Mondiale in quanto non è una company town (come Crespi D’ Adda) perché non viene realizzata ex novo secondo un univoco sistema città-fabbrica ma si innesta nel tessuto urbano e lo integra in un arco temporale di 30 anni.
Non è nemmeno paragonabile alle comunità industriali utopiche e filantropiche (come Salins les Bains e New Lanark) perché è la realizzazione concreta e non utopica di un progetto economico e sociale reale che permette uno sviluppo industriale esemplare per tutta la seconda metà del Novecento, non è un paesaggio industriale (come Derwent Valley Mills) perché è il risultato della convivenza del processo di industrializzazione della città con i processi di produzione agricoli in cui si innesta anche un originale progetto di decentramento industriale nel territorio circostante.
In sostanza, Ivrea è un bella storia.